PER UN’ARIA PIÙ PULITA

È ormai accertato che l’inquinamento dell’aria di Bologna è dovuto al traffico veicolare. La sentenza del giudice Ciccone, in data 12/07/01, ha dato ragione ai Comitati antismog che chiedevano provvedimenti urgenti. Ma – incredibilmente – è stata volutamente ignorata dall’attuale Amministrazione Comunale, che su questi temi ha sempre rifiutato il confronto. Ci aspettiamo che chi si propone per la futura amministrazione della città si impegni ad applicare, entro i primi cento giorni, il disposto della sentenza del Giudice Ciccone, così retrocedendo da ogni contenzioso giudiziario con i Comitati antismog.

A Bologna esistono le seguenti criticità per ben 6 degli 8 inquinanti rilevati presenti nell’aria e causati dal traffico veicolare (Relazione sulla Qualità dell’Aria 2001 del Comune di Bologna):
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polveri totali: superamenti del livello di attenzione;
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PM10 (Polveri Fini): valori sempre maggiori al valore obiettivo di qualità stabilito in 40 mcg/m3;
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benzene: numerosi punti, soprattutto nel centro storico, ma non solo, di superamenti dell’obiettivo di qualità di 10 mcg/m3;

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ozono: semestre estivo con numerosi superamenti dei vari limiti stabiliti dalla legge;

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IpA (Idrocarburi Policiclici Aromatici): periodo invernale con valori maggiori dell’obiettivo di qualità annuale di 1 nanogrammo;

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ossido d’azoto: numerosi superamenti del livello di attenzione.

Questa è la situazione dell’inquinamento rilevata a circa tre metri dal suolo. Ma a livello d’uomo (e peggio ancora di bambino), soprattutto nel centro storico di Bologna, la situazione è molto più grave, come è risultato delle analisi effettuate utilizzando come cavie i vigili e gli accertatori della sosta. Dai dati della “Indagine Epidemiologica sulla esposizione della cittadinanza bolognese all’inquinamento”, resi noti dall’Amministrazione Comunale con un anno di ritardo, ricordiamo:
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IpA: la media rilevata è stata di oltre 27 nanogrammi per metro cubo contro un limite medio previsto dalla legge di 1 nanogrammo;

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Polveri fini: la media rilevata è stata di oltre 180 mcg. contro il limite previsto per legge di 40 mcg.
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benzene: la media rilevata è stata di oltre 15 mcg. contro il limite previsto per legge di 10 mcg.

La legge prevede che i limiti suddetti si abbassino gradualmente per raggiungere lo zero entro il 2010, ciò imporrebbe l’adozione immediata di programmi adeguati per il raggiungimento dell’obiettivo da parte delle Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali.

Dall’esperienza dei Comitati che più si sono attivati su questa tematica, nel centro storico e in periferia, Al Crusèl, Lunetta Gamberini, Piazza Verdi, Savena, Strada Maggiore, Via delle Armi, Via della Zecca, Via Toscana e dintorni, emergono le seguenti proposte generali:

divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti

veicoli a 2 tempi, che provocano da soli circa la metà dell’inquinamento da benzene nel centro storico, e sproporzionate emissioni acustiche;

diesel inquinanti, principale fonte per le PM10, molto diffusi nelle categorie commerciali;


controlli sistematici, frequenti e affidabili sulle emissioni e sulla sicurezza di tutte le categorie di veicoli: i veicoli privi della necessaria certificazione non possono circolare nell’area urbana (bollino blu);

riconversione a metano immediata per i bus e altri mezzi pubblici già circolanti, che comporterebbe un miglioramento proporzionalmente paragonabile alla metanizzazione del riscaldamento domestico;

gasolio bianco da sperimentare sui mezzi pubblici in attesa dei mezzi elettrici e di quelli a metano;

incremento della circolazione dei filobus e dei bus elettrici, questi ultimi non sono più usati, per esempio in via Archiginnasio, perché i costi di gestione, per l’Atc ma non per la popolazione, sono più alti di quelli a gasolio.

riduzione del traffico privato nel centro storico

Accensione immediata di Sirio contro circa il 30% di auto abusive che entrano tutti i giorni nella ZTL (zona a traffico limitato);

Diminuzione consistente dei permessi di accesso al centro storico, 69.443 in vigore al 31 dicembre 2002, con una seria revisione dei criteri di assegnazione per i non residenti, che non premi esigenze secondarie e i furbi, favorendo invece i veicoli ecologici: elettrici e ad idrogeno;

Istituzione del permesso d’acceso alla ZTL per i veicoli a due ruote, come per le auto, per i non residenti;

Circolazione per i residenti, in auto e moto, solo nell’area di domicilio.

 

PER UNA MOBILITA’ SICURA

Estensione e costante verifica dell’effettivo rispetto della pedonalizzazione nel centro storico;

Aumento delle aree pedonali in tutte le zone residenziali della città, da effettuarsi con l’accordo delle diverse categorie sociali ed economiche interessate, a protezione degli interessi diffusi;

Qualificazione delle strade residenziali, previste dal CdS, con il limite dei 30 km/h, dissuasori di velocità, precedenza a pedoni e ciclisti;

Una sede protetta, marciapiede o portico in buono stato ed adeguato, su almeno un lato in tutte le strade della città; oggi molte strade del centro ed alcune della periferia (ad es. Massarenti, via Parisio,..) non hanno un marciapiede;

Passaggi pedonali diffusi e protetti, adeguatamente segnalati ed illuminati;

Diritto alla mobilità in sicurezza per i disabili: abbattimento delle barriere architettoniche e garanzia di marciapiedi e portici adeguatamente percorribili, cioè sgombri da moto e cicli, in applicazione delle norme previste dal Nuovo codice della Strada, e da altri ingombri di natura commerciale che si sono andati diffondendo in modo scriteriato;

 Percorsi sicuri casa-scuola, pedonali e ciclabili, per consentire a bambini e ragazzi di andare a scuola in autonomia e in sicurezza: per ridurre l’inquinamento di chi li accompagna in auto o moto, per educare i giovani a forme di mobilità che non inquinano;

Piste ciclabili. Una rete di piste ciclabili che consenta una viabilità in sicurezza all'interno e tra i quartieri collegata con tutta l'area metropolitana, per esempio completando a tal fine l’anello ciclabile dei viali. E' importante che il tracciato ciclabile sia diretto, sicuro, la segnaletica evidente e riconoscibile, e che preveda rastrelliere adeguate antifurto per bici ovunque e in particolare di fronte ai luoghi pubblici;

Uso della telematica per la regolazione dei tempi e dei flussi di traffico, per il controllo della velocità e degli accessi. La mobilità deve essere regolata e flessibile, una stessa strada può servire, in orari diversi, esigenze diverse dei cittadini. È non razionale pensare solo a più spazio e nuove strade più larghe, che finiscono per indurre più velocità ed aumentano i rischi per la sicurezza stradale, in primo luogo dei pedoni e ciclisti;

Aumento di vigili per il controllo della sicurezza stradale e degli ausiliari contro la sosta selvaggia, per il rispetto del Codice della strada, con l’ausilio di tutti gli strumenti più idonei, elettronici e telematici, affinché svolgano questa importante funzione con efficienza e sicurezza per la loro salute. Per questo sarebbe auspicabile una localizzazione dei vigili, il vigile di quartiere, affinché si crei un rapporto di stima e di fiducia tra funzionario e cittadino, che oggi manca completamente;

Manutenzione costante delle strade, il costo di tale attività è minimo rispetto all’esoso «pedaggio» di morti e feriti che la collettività paga insieme ai vari costi sociali collegati. E’ opportuno, visto i costi di manutenzione in aumento e il peggioramento della manutenzione stradale, anche condurre controllo sul rapporto costi-benefici e qualità degli interventi;

Lavaggio più frequente delle strade;

Sistemazione sottopassi ferroviari: nell’immediato la loro messa in sicurezza (illuminazione, segnaletica, riduzione di velocità, protezione dei pedoni, ecc), in attesa della realizzazione dei sottopassi riservati a pedoni e ciclisti, sul modello di via Fossolo, promessi e mai realizzati.

 

CONTRO IL RUMORE

Diversi Comitati a Bologna sono impegnati contro l’inquinamento acustico causato dal traffico e da quelle attività economiche, come discoteche, pub, ecc. che direttamente o indirettamente sono fonte di rumore molesto, tanto più grave quando sono inserite in un contesto residenziale. Inquinamento acustico che spesso si associa ad altre forme di degrado.

Bologna è stata tra le prime città che, dopo l’emanazione della L. 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull'inquinamento acustico” (il campo d’applicazione di questa normativa è la prevenzione e la repressione dell’inquinamento acustico) e del D.P.C.M. 14 novembre 1997, ad effettuare la “zonizzazione” acustica, e recentemente a stilare il Piano di Risanamento Acustico. Ma a questi documenti, che pur rilevano il costante superamento dei valori di qualità acustica sia diurna che notturna, non sono seguiti decisioni ed interventi coerenti ed efficaci sia sul traffico che sulle attività notturne disturbanti la quiete pubblica.

Ci sono strade del centro, S. Felice, Strada Maggiore, S. Vitale, ecc., in cui il rumore da traffico supera perennemente le soglie tollerabili, particolarmente di notte, periodo in cui a Bologna, paradossalmente, ogni limite e regola di circolazione si dissolve. In altre zone di periferia, il transito dei mezzi pesanti che numerosi attraversano interi quartieri, oltre all’inquinamento da polveri e benzene, producono un forte inquinamento acustico e vibrazioni che si riflettono sia sugli edifici prossimi alla strada che sui più lontani. Dall’altro ci sono zone del centro in cui si sono concentrati una quantità abnorme di ritrovi e attività notturne. Concentrazioni favorite proprio dalla circolazione disordinata della notte.

I Comitati denunciano questo l’intreccio tra concentrazione di locali notturni e rumorosità prodotta direttamente dalle loro attività o/e dal traffico veicolare, che vi si raduna attorno. I Comitati chiedono:

- L’istituzione e il funzionamento di una seria autorità cittadina che sappia svolgere una specifica attività di controllo e d’intervento contro le fonti di rumore molesto, con rapidità ed efficienza, cosa che attualmente è inesistente.

- Che la politica generale della circolazione veicolare a Bologna cauteli in particolare il periodo notturno, specialmente nelle zone residenziali, favorendo il riposo dei residenti e una fruizione della città attraverso una mobilità non rumorosa e non inquinante, considerando, inoltre, che è essenzialmente motivata dallo svago.

- Vanno definiti i requisiti minimi e gli strumenti di protezione dalle sorgenti di rumore affinché le attività produttive, gli esercizi commerciali, gli insediamenti abitativi e commerciali possano essere ottenere le concessioni edilizie o le licenze, definendo anche le metodologie e le tecnologie da adottare.

-  Vanno definite precise procedure per il rilascio delle licenze per attività rumorose o che possano indurre rumore (discoteche, pub, attività all’aperto, etc.). Anche il rilascio delle autorizzazioni in deroga ai valori limite definiti dalla tabella C ” del D.P.C.M. 14 novembre 1997 deve avvenire secondo precise linee guida a garanzia della serenità e della salute dei cittadini.

- Vanno inoltre aggiornati I regolamenti locali d’igiene e sanità e di polizia municipale”, prevedendo apposite norme contro l'inquinamento acustico, con particolare riferimento al controllo, al contenimento e all'abbattimento delle emissioni sonore derivanti dalla circolazione degli autoveicoli e dall'esercizio di attività che impiegano sorgenti sonore.


Considerando che attualmente le condizioni d’abitabilità, soprattutto in alcune zone del centro storico, si sono alterate profondamente per la rumorosità eccessiva notturna si propone di:

1. Istituire commissioni miste tra rappresentanti dei Quartieri e dei residenti allo scopo di ricercare soluzioni relative alla rumorosità in particolare e in generale al degrado.

2.
rendere efficaci i controlli sul rispetto delle emissioni di rumori, soprattutto dalle ore 23 in poi, costituendo una task force composta di personale della Polizia Municipale, dedicata al controllo del rispetto delle norme e fornita degli strumenti adeguati di rilevazione antirumori (fonometro).

3. programmare l’apertura di nuovi pub e disco-pub in maniera tale da diversificare le categorie commerciale, conservando la vivibilità dei luoghi e non favorendone il degrado. Occorre comunque evitare di creare zone in centro destinate complessivamente all’intrattenimento notturno. Favorire una progressiva riduzione del numero di tali esercizi nelle zone residenziali già esposte a valori eccessivi di rumorosità nelle ore notturne, in maniera tale da riqualificarne la residenza.

4. La concessione relativa all’intrattenimento musicale deve essere subordinata ad un’attenta verifica dell’impatto ambientale, nel pieno rispetto dei limiti di rumorosità previsti dalla normativa vigente.


5. La concessione di deroghe agli orari di apertura degli esercizi da parte dei quartieri va subordinata, come era previsto in passato, all’istituzione di tavoli di concertazione fra gestori e residenti.

6. Nelle strade dove c’è un’alta concentrazione di tali esercizi pubblici, va reintrodotto l’obbligo di tenere il locale chiuso un giorno alla settimana, lo stesso per tutti in modo da offrire almeno 24 ore di tregua ai residenti.

7.
Nelle zone di maggiore disturbo va reintrodotto l’obbligo per l’esercente: “a garantire che l’impatto ambientale dell’esercizio rispetti le regole della convivenza civile e della vivibilità per tutti i residenti nella zona…” e “ad utilizzare  proprio personale, anche in forma associata con altri esercizi limitrofi, per assicurare un adeguato servizio, all’interno dell’esercizio e nelle immediate adiacenze del locale, volto a garantire il normale andamento dell’attività, a prevenire la sosta abusiva delle auto e delle moto e, in generale, i disagi ai residenti nella zona”. Dallo “schema d’accordo per deroghe orari pubblici esercizi” del Quartiere Saragozza.

8. Inserire nei punti critici della città rilevatori acustici con tabelloni in grado di informare in tempo reale i cittadini dei valori dell’inquinamento acustico.

 

CONTRO L’ELETTROSMOG

Dall’esperienza dei Comitati che si sono impegnati contro l’elettrosmog, risultato di molteplici iniziative ed assemblee, attraverso la sintesi delle richieste dei cittadini di “Alberi non antenne”, si propone la pianificazione della gestione dell’immissione nel territorio di nuove tecniche o sistemi che producono emissioni invasive, delle quali non si è ancora dimostrata l’innocuità, in modo da fornire i servizi necessari senza pregiudicare la salute dei cittadini, nel rispetto del principio di precauzione.

Una pianificazione che assicuri l’esposizione minima della popolazione ai campi elettromagnetici attraverso le seguenti linee d’indirizzo generale:

1. Partecipazione dei rappresentanti dei Comitati di cittadini interessati alle fasi dei procedimenti;


2. Garanzia d’informazione agli interessati sugli eventuali rischi non preventivamente verificati;

3. Raccolta dei pareri preventivi degli interessati, anche attraverso l’incremento di forme operative di decentramento nei quartieri;

4. Individuazione di criteri d’uguaglianza di trattamento che non privilegino alcune zone della città a scapito di altre, prevedendo anche il riposizionamento di antenne già installate;

5. Salvaguardia di situazioni di particolare criticità ambientale con presenza di concentrazioni di sistemi che producono emissioni invasive e di altre forme di inquinamento concomitanti con possibili effetti di interazione;

6. Salvaguardia dei siti sensibili (scuole, ospedali, case di cura ecc…) e dei luoghi comunque destinati all’infanzia. L’attuale fascia di rispetto di 50 metri è ritenuta insufficiente per la difesa da eventuali rischi sanitari. Ampliare tale fascia di rispetto, perlomeno nei casi in cui si possono verificare esposizioni per tempi prolungati ai campi elettromagnetici;

7. Analisi preventiva dei piani annuale e pluriennale, in concertazione con i gestori, l’Ausl, l’Arpa ed i cittadini con pari dignità. Il Comune deve possedere un’effettiva capacità di coordinazione delle richieste d’intervento dei gestori con l’individuazione, attraverso il supporto dei Quartieri, dei siti maggiormente idonei all’installazione dei nuovi impianti e delle riconfigurazioni, garantendo equità distributiva (in zone aperte, terreni isolati, rotonde, ecc; con l'obbl
igo di assumere le utenze necessarie a garantire l'allontanamento; collocazioni più alte rispetto all’abitato), comunque di aree e di procedure che possano assicurare questa funzione con il minore danno possibile. Con il supporto di questa mappatura aggiornata, il Comune deve potere rilasciare concessioni che permettano di evitare concentrazioni solo in alcune zone, mettendo a rischio in maniera discriminante parte della popolazione;

8.
Scelte coordinate e coerenti fra istituzioni (Regione, Provincia, Comune ed enti di controllo e prevenzione) e garanzie sulla loro imparzialità;

9.
Effettuare monitoraggi in continuo che garantiscano la credibilità delle rilevazioni, con modalità di evidenza delle infrazioni che possano condurre ad operazioni di bonifica delle criticità individuate nel territorio, in collaborazione con i cittadini;

10.  Necessità di risanamento della rete elettrica di illuminazione pubblica finalizzato all’abbassamento delle emissioni elettromagnetiche in bassa frequenza fino al conseguimento di valori cautelativi per la salute dei cittadini.



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